LCM(3) 1/35

Cenni storici.

Con LCM gli alleati definirono durante la seconda guerra mondiale un mezzo da sbarco destinato al trasporto di un carro armato medio. La sigla LCM nasce infatti dalle tre parole inglesI "Landing Craft Mechanized". Pur essendo nati durante la seconda guerra mondiale, quando furono usati per sbarcare truppe o carri armati durante assalti anfibi alleati, questa categoria di imbarcazioni è tuttora esistente avendo ovviamente adattato le proprie dimensioni ai carri armati attuali.
Gli LCM vennero utilizzati in maniera estesa durante il secondo conflitto mondiale e furono realizzati in varie versioni essenzialmente per il trasporto dalle navi da carico alle spiagge di veicoli ruotati, mezzi corazzati medi e materiali sino ad un peso massimo di 30 tonnellate. Potevano partire direttamente dai bacini allagabili o venire calati in mare dai davits delle navi maggiori. Il tipo "3" fu prodotto in oltre 8000 esemplari, costruiti presso numerosi cantieri degli Stati uniti d’ America dal 1942 sino al termine della Guerra. 
Il modello più diffuso della serie "3" fu quello prodotto dalla Higgins. Questi i dati:

Dislocamento: 52 tonnellate (pieno carico); 23 tonnellate (scarico)

Lunghezza: 50 piedi (15 m)

Larghezza: 14 piedi (4,3 m)

Pescaggio: 3 piedi (0.91 m) (a prua); 4 piedi (1,2 m) (a poppa)

Velocità: 8 nodi (9,2 mph) (a pieno carico); 11 nodi (13 mph) (scarico)

Armamento: due mitragliatrici M2 calibro .50

Equipaggio: 4

Capacità: un carro armato medio da 30 tonnellate (ad esempio M4 Sherman), 60 soldati o 60.000 libbre (27.000 kg) di carico.

Interessante evoluzione degli LCM(3) sono gli LCM(6) che non sono altro che dei tipo "3" allungati a centro nave di 6 piedi (circa 1,8 m). Molti dei tipo "6" furono successivamente utilizzati sui fiumi del Vietnam durante quella guerra, adattati come trasporti truppa corazzati (ATC o "Tangoboat"), come lanciafiamme ("Zippo"), o "Monitor" armati di obici da 105mm o come centro comando ("Charlie"). 

Il modello.

Il modello nato come statico si presta ottimamente a una conversione RC.

Le uniche mie raccomandazioni sono quelle di sostituire le eliche e i timoni originali con elementi nati per il modellismo dinamico (eliche Amati da 20 mm) o autocostruiti (timoni in ottone da 0,5 mm). Anche tutti i componenti estetici inerenti assali e timoneria vanno sacrificati per rendere il tutto più robusto e per evitare di raccogliere alghe e detriti vari. Anche le cerniere del portellone sono in ottone.

Per gli assali ho optato per un semplice tubo di ottone Øe3 e Øi2 con un tondino in ottone Ø2; i giunti sono dei tubetti di silicone provenienti dalle manichette dei pompieri Playmobil.

I motori provengono invece da due servo standard cannibalizzati mentre il regolatore è un Conrad 207369-62  (un po’ “ruvido” nella gestione del minimo a dire il vero..).

Il terzo servo serve per “accendere” il motore del carro imbarcato qualora questo non fosse provvisto di un suo impianto radio autonomo: semplicemente tira una cordicella che sfila la sicura di un interruttore a bordo del carro o della jeep.

Per una valutazione  kit statico vi consiglio questo sito dove troverete un approfondito confronto fra i modelli Italeri e Trumpeter: www.perthmilitarymodelling.com/reviews/vehicles/misc/lcm3/lcm3.htm

Arduino

Un piccolo ATtiny85 interagisce con il servo del portellone lavorando su due parametri:

-Regolazione della velocità di discesa e di salita del portellone.

-Regolazione dell’escursione della rotazione angolare del servo.

Inoltre le posizioni del portellone sono indipendenti dalla posizione dello stick del radiocomando; il servo incrementa o decrementa la sua rotazione fino a quando la cloche è tutto avanti o tutto dietro. In questa maniera posso usare trasmittenti molto semplici, cioè senza regolazioni di fine corsa, e soprattutto posso avere rotazioni molto superiori ai 90° tipici.